MESTIERI

ARTIGIANO-CREATORE
DI SCARPE

ARTIGIANO-CREATORE
DI SCARPE

ARTIGIANO-CREATORE DI SCARPE

Moussa è parte del progetto da circa un anno e 4 mesi, proviene dalla Guinea, ha 34 anni. Durante le prime lezioni di italiano dedicate ai mestieri, dice nel suo perfetto francese, “sono in grado di fabbricare scarpe, sono in grado di cucirle e realizzarle”. Moussa, infatti, ha iniziato a lavorare a 11 anni, per strada con altri bambini. Puliva scarpe e le riparava, poi ha iniziato a realizzarle. Solo i maschietti facevano questo, le femminucce vendevano cibo o acqua. Ha poi lavorato da adulto come trasportatore di legname e mentre svolgeva queste mansioni ha avuto un incidente che gli ha lasciato menomazioni alle gambe e alle mani. Moussa ha iniziato a produrre scarpe con materiale povero, recuperato nella casa di accoglienza: stoffe, maglioni e felpe, avanzi di tappezzeria che lui trasforma abilmente in calzature. Realizza prevalentemente ciabatte e scarpe tipicamente africane. Con la confidenza e l’amicizia che si è creata, è stato suggerito a Moussa di studiare modelli europei.
“Sono in grado di fabbricare scarpe, sono in grado di cucirle e realizzarle”
Grazie al supporto di internet, ha iniziato una produzione “occidentale”, ed ha creato nuovi modelli anche su ordinazione. Le suore Clarisse di S. Erminio hanno donato un piccolo laboratorio tessile, munito di un telaio e tanti fili per la tessitura. Il dono è risultato prezioso per Moussa e per la sua attività artigianale. Moussa sta usando anche tessuti da lui stesso creati per realizzare meravigliose scarpe. Attraverso la rete sono giunti i primi ordinativi da parte di privati che richiedono modelli particolari: il “solerte artigiano” li riproduce con professionalità. È giunto a realizzare anche calzature medievali su ordinazione, borse, cinture e collari per cani. Se il lavoro non c’è si può crearlo, con le proprie mani. Per realizzare un paio di stivaletti ha impiegato 2 giorni di tempo con la sua piccola macchina da cucire. Ora Moussa chiede un aiuto: di essere accompagnato in due parrocchie dove ogni mese si reca per reperire dei giacchetti. Vorrebbe raccontare che questi capi non servono per ripararsi dal freddo, ma per creare le sue scarpe.
“Se il lavoro non c’è si può crearlo con le proprie mani”

LE DONNE
E IL LORO PANE

LE DONNE E IL LORO PANE

LE DONNE E IL LORO PANE

Farina, cipolle, latte, riso, pomodori e pollo non sono mai mancati nelle case d’accoglienza. Se gli ospiti di diverse nazionalità si sono susseguiti incessantemente nelle strutture, costanti sono le tipologie di alimenti richiesti. Il primo gruppo di ragazzi accolti a Prugneto ha utilizzato tanta farina per realizzare il “chapati”. Ma i miracoli  veri con la farina si hanno a Solfagnano, con l’arrivo di alcuni nuclei familiari nella casa S. Andrea, e con l’arrivo di Hawra, Fatima e Fauzia. La giovanissima Hawra  forma un vero trio di amicizia con le altre due signore. Durante la scorsa calda estate, dopo aver svolto i lavori domestici e aver partecipato ai corsi di lingua, il trio sedeva all’ombra di un grande albero in prossimità della casa di accoglienza, a parlare a lungo, per raccontarsi i guai passati e progettare nuove vite in un paese dove abitano da solo un anno. Ma non si  limitano a parlare. Con la farina impastano diversi tipi di pane e dolci che poi offrono generosamente a chiunque si presenti in casa: prodotti sempre presenti, cucinati in quantità, insieme al loro tipico thè aromatizzato con la menta, coltivata dalle stesse nel piccolo orto di casa. Le loro mani si muovono con abilità nella produzione del pane, e questo rende speciale e particolarmente gustoso il cibo preparato per l’ospite,  perché sia ben accolto nella loro casa.

I POMODORI
DI CASA S. ANDREA

I POMODORI DI CASA S. ANDREA

I POMODORI DI CASA S. ANDREA

Nella casa di S. Andrea, a Solfagnano, gli ospiti sono stati impegnati dallo scorso maggio nella coltivazione di pomodori di tre diverse qualità: ciliegino, San Marzano, romano. Più di un ettaro di terreno con un pozzo per l’irrigazione,  adiacente la casa, è stato utilizzato per lo scopo. La messa a dimora delle piantine di pomodori si è trasformata in una vera festa. 37mila piantine necessitano di trattori, piantatrice e molte persone capaci di allestire un impianto di irrigazione, regolato da un pluviometro. Un lavoro iniziato alle prime ore del mattino, ma che ha avuto un arresto forzato, causato dal rientro da scuola dei bambini (ospitati insieme ai loro genitori nella casa di accoglienza) che si sono trovati davanti a dei giganteschi trattori. Solo la promessa di farli salire, a lavoro terminato, sulle macchine agricole, è servito a tenerli a bada.  Con l’arrivo dell’estate i pomodori giunti a maturazione, bellissimi e di ottima qualità, sono stati utilizzati per l’auto-consumo e per rifornire gli Empori della solidarietà della Caritas diocesana. Il lavoro di richiedenti protezione internazionale  va quindi ad aiutare la situazione di tante famiglie in difficoltà economica: un generoso circuito all’insegna dell’aiuto reciproco. Per promuovere l’integrazione ed abbattere  pregiudizi, basta un lavoro sotto gli occhi di tutti.

LAVORI SOCIALMENTE UTILI

LAVORI SOCIALMENTE UTILI

LAVORI SOCIALMENTE UTILI

A soli 10 mesi di attività, il progetto della Diocesi per i richiedenti protezione internazionale realizza un protocollo d’intesa con il Comune, il 113 del 29 settembre 2016. Con tale protocollo viene assegnata alla diocesi la pulizia di 4 parchi, in località Rimbocchi, S.Marco, Cenerente, Colle Umberto. Tale protocollo confluirà nel progetto “Perugia in”, con la delibera della Giunta comunale  n. 274 del 30 giugno 2017. L’obiettivo dell’intesa è di  privilegiare lavori presso il centro storico della città. Il progetto diocesano, invece, rimane concentrato sui parchi in periferia. Con i ragazzi che si occupano della manutenzione delle aree verdi, è sempre presente un operatore dedicato all’accompagnamento e al tutoraggio. Per cui ogni lunedì e venerdì, i parchi vengono debitamente ripuliti. I ragazzi e gli operatori hanno una casacca  fornita dal Comune di Perugia per essere riconosciuti dalla popolazione. Da più di un anno, i migranti puliscono i parchi di lunedì dalle frequentazioni del fine settimana, e il venerdì per ripreparare gli spazi all’utilizzo pubblico del week-end.

CUORI DI MAGLIA

CUORI DI MAGLIA

CUORI DI MAGLIA

Provvidenziale l’incontro tra gli operatori del progetto diocesano e i volontari del borgo di Sant’Antonio,  in  corso Bersaglieri, che ha favorito il contatto con  l’associazione “Cuori di maglia”. Per alcuni mesi è rimasto operativo un laboratorio presso il borgo a cui hanno partecipato il gruppo di ragazze nigeriane. Settimana dopo settimana, con l’insegnamento di signore esperte, le ragazze hanno iniziato a lavorare ai ferri  e all’uncinetto. Ora sono in grado, con l’aiuto di tutorial, di riprodurre dei capi di abbigliamento che indossano con orgoglio ed eleganza. Per imparare a lavorare a maglia le ragazze hanno prodotto piccolissimi capi per  bambini nati prematuri. Non ci sono aziende che ricoprono questo mercato, ed in tante città d’Italia quest’opera viene  svolta dalle associazioni di volontariato.
In tutte le case di accoglienza costante è la presenza di macchine da cucire, utilizzate con abilità da diversi migranti, anche uomini.


Arcidiocesi di Perugia

Città della Pieve

Piazza IV Novembre, 6
06123 Perugia

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www.diocesi.perugia.it